Namaste: L’India attraverso gli occhi di Emanuele Carpenzano

Emanuele Carpenzano è un fotografo professionista con oltre vent’anni di esperienza nel settore. La sua carriera lo ha portato a esplorare diversi ambiti fotografici; ma un’atra sua vera passione è sempre stata la formazione. Ha fondato e diretto il Centro di Arti Visive Sikanie a Catania, contribuendo per 18 anni alla crescita della fotografia etnea. Inoltre, è stato il responsabile didattico di importanti progetti formativi come Nwac e Symposion. Riconosciuto a livello internazionale, è uno degli 80 fotografi a detenere il prestigioso titolo MasterQEP assegnato dalla FEP, oltre a far parte degli “Illuminati” Profoto e dei Master Nikon School.

Di recente, ha curato la mostra fotografica Namaste, conclusasi con grande successo lo scorso fine settimana. Gli ultimi due giorni, il 15 e il 16 febbraio, sono stati celebrati con una grande festa, suggellando il trionfo dell’evento e confermando l’interesse del pubblico per il progetto Travelling to Learn.

N.d.r. La mostra suddivisa in quattro stanze, ciascuna rappresentativa di un diverso aspetto dell’esperienza indiana, proprio come il libro Namaste. Per rendere l’esperienza ancora più immersiva, ogni stanza era pervasa da fragranze differenti, studiate per trasportare lo spettatore nell’atmosfera sensoriale dell’India.

Z: Parlami brevemente di questo tuo viaggio. Cosa ha rappresentato per te fotograficamente e cosa hai voluto raccontare in questa mostra?

E C: Questo viaggio ha rappresentato per me un’esperienza di crescita personale e fotografica. Ho voluto raccontare l’India non solo attraverso le immagini, ma anche attraverso le emozioni e le sensazioni che ho vissuto. La mostra nasce dal progetto Travelling to Learn, che utilizza il viaggio come strumento di esperienza e la fotografia come mezzo per conservarla e raccontarla. Tuttavia, la fotografia da sola non basta: l’ambizione è trasformare ogni viaggio in un libro. Così è nato Namaste, il primo libro della collana, dedicato all’India.

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Z: Perché proprio l’India?

E C: L’India è un paese che offre un viaggio unico e contraddittorio. È uno dei luoghi che più mi racconta, ma allo stesso tempo è anche uno dei posti che mi lascia più dubbi. Viaggiare in India significa confrontarsi con i propri pregiudizi, schemi mentali e limiti personali. È un paese che ti mette alla prova, soprattutto sul piano emotivo. Qui ho capito meglio la differenza tra compassione ed empatia. La compassione spesso aggiunge sofferenza, mentre l’empatia ti permette di comprendere il dolore altrui senza amplificarlo. Questo è uno degli insegnamenti più grandi che ho ricevuto da questo viaggio.

Un bambino su cinque al mondo è indiano, e in India ti trovi a incontrare anche gli ultimi tra di essi: i bambini che vivono negli slum. Molti di loro non raggiungeranno l’età adulta, vivendo giorno per giorno con ciò che riescono a trovare. Questa realtà ti colpisce profondamente. Ho una figlia di 18 anni e pensare a lei in quelle condizioni mi distrugge. Ma viaggiando in India ho imparato che bisogna imparare a guardare senza giudicare: solo così si può davvero comprendere il senso di un luogo. Quando smetti di guardare con diffidenza, l’India ti accoglie con uno sguardo diverso, e questo ho cercato di trasmettere attraverso la mia mostra e il libro.

Z: La mostra e il libro raccontano questo percorso di crescita interiore. Puoi raccontarci la suddivisione della mostra e del libro?

E C: La mostra, così come il libro, è suddivisa in quattro sezioni fondamentali. La prima parte racconta l’approccio iniziale con l’India, lo scontro con la sua intensità e i contrasti che la caratterizzano. La seconda stanza è dedicata alla fase di accettazione: un momento in cui si inizia a comprendere davvero il paese, lasciandosi trasportare dall’esperienza. La terza sezione rappresenta il punto di svolta, il momento in cui l’India smette di essere un luogo estraneo e diventa parte di te, accogliendoti con un abbraccio simbolico. Infine, la quarta stanza è dedicata alla spiritualità, rappresentata attraverso la città sacra di Varanasi, cuore pulsante dell’induismo e della filosofia della reincarnazione.

Z: Quali sono i tuoi progetti futuri dopo Namaste?

E C: Il prossimo passo per Travelling to Learn è ampliare la portata del progetto. Dopo l’India, ci concentreremo sulla Cambogia con un nuovo viaggio in ottobre. Questo viaggio porterà alla pubblicazione di un altro libro, che seguirà lo stesso approccio di Namaste, combinando fotografia e narrazione per trasformare l’esperienza in memoria tangibile. Parallelamente, vogliamo portare la mostra in nuove città e consolidare collaborazioni con festival e istituzioni culturali. Il nostro obiettivo è rendere il viaggio e la fotografia accessibili a un pubblico sempre più vasto, continuando a offrire esperienze formative e creative che possano lasciare un segno profondo in chi vi partecipa.

N.d.r. Il libro Namaste non è solo un’opera fotografica, ma un dialogo tra due sensibilità diverse: quella del fotografo Emanuele Carpenzano e quella del giornalista Letterio Scopelliti, autore dei testi. Questo connubio ha permesso di cogliere l’essenza dell’India con una doppia prospettiva, visiva e narrativa.

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La mostra Namaste ha lasciato un segno indelebile nei cuori di chi l’ha visitata. La partecipazione del pubblico è stata straordinaria e ha confermato l’importanza del progetto Travelling to Learn. Auguriamo a Emanuele Carpenzano e al suo team un futuro ricco di successi e nuove avventure fotografiche che possano continuare a ispirare e sensibilizzare attraverso le immagini.

Zeno (20/02/2025)

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Giulio Zeno Morelli

Scrive di fotografia di moda con occhio critico e narrativo. Contributor di Bakaroo Magazine, esplora backstage, tecniche e linguaggi visivi